Impegno e partecipazione

 

Cittadini, sicurezza, salute e lavoro

 

Impegno e partecipazione

 

Cittadini, sicurezza, salute e lavoro

 

Il valore pedagogico del “se serve ci sono” di Mattarella

da

Questa elezione è un segno di grande egoismo da parte della partitocrazia dei tempi che viviamo

L’elezione bis di Sergio Mattarella non rappresenta solo l’evidente sacrificio di uno statista ad assumere la massima carica dello Stato, nel periodo storico più difficile dal dopoguerra, ma è anche la chiarissima rappresentazione dei partiti a investire personalità di alto profilo per la carica di presidente della Repubblica nel secondo bis consecutivo della storia italiana dopo quello del presidente Napolitano, per l’evidente carenza di abilità a trovare una soluzione alternativa e per la scarsa propensione alla coesione, ma anche per la paura di essere commissariati dalla competenza di Mario Draghi, Giuliano Amato, Elisabetta Belloni e tanti altri che potevano ambire al Quirinale, destabilizzando il precario equilibrio della sommatoria di stature e posture politiche e istituzionali nane e un po’ “struzzesche”.

Mai fare di tutta l’erba un fascio, ma sono evidenti le mille scuse per autoconservare partiti totalmente inadeguati a svolgere il compito di corpi intermedi, che dovrebbero filtrare il rapporto con l’opinione pubblica e tra essa e il Parlamento. Indice di tale fallimento è proprio la rielezione di Sergio Mattarella, voluto dal popolo attraverso l’evidente segnale crescente di grandi elettori lungimiranti che nelle votazioni lo hanno indicato nella libertà di coscienza e bandendo ogni vincolo di mandato, rappresentando il popolo vero. Il protagonismo sano e legittimo delle delegazioni regionali, molto attive a differenza delle precedenti tornate elettorali, forse è quello ad aver fatto la differenza: cartina al tornasole che dimostra che chi risponde e viene eletto davvero dal popolo, riesce a rappresentarlo meglio di chi non ha percorso la strada della rappresentanza autentica!

Questa elezione è un segno di grande egoismo da parte della partitocrazia dei tempi che viviamo, che ha compresso da un lato la libertà del presidente Mattarella di vivere la vita da ex presidente e senatore a vita, costringendolo a negare la sua tesi della assoluta eccezionalità costituzionale del secondo mandato (una violenza per un uomo di diritto come lui); ma anche l’egoismo verso il premier Draghi “costringendolo” a Palazzo Chigi, per paura di essere commissariati più che dall’Europa come qualche leader ha affermato strumentalmente, dalla competenza di un uomo che ha “commissariato” il Parlamento e i partiti perché tre spanne al di sopra sul versante della competenza e delle relazioni politiche internazionali: non c’è da gioire, ma è un dato di fatto e, grazie a Dio, così l’Italia ha evitato il peggio ed espresso il meglio che poteva mettere in campo! Se non si ha questa consapevolezza, è inutile applaudire ed emozionarsi per lo spirito di servizio di Sergio Mattarella.

La politica va rifondata all’insegna della competenza, con uomini popolari e preparati, senza che il consenso sia l’unica leva per entrare nelle Istituzioni. Nell’assetto costituzionale i partiti servivano a questo, per mediare tra democrazia consensuale e competenza politica (che, piaccia o no, è anche “tecnica”, nel senso che senza studi, senza esperienza nel mondo del lavoro e delle professioni, senza militanza nei corpi intermedi della società, senza acquisire competenze insomma, non si può avere accesso alle cariche pubbliche, salvo che non ci si sia dimenticato che la nostra Repubblica è parlamentare e si regge sui corpi intermedi, come la Costituzione afferma con nettezza). Nessuno vuole distruggere i partiti, già terremotati sotto i colpi della Seconda e della Terza Repubblica, che sono stati bravi solo ad attingere nei momenti cruciali alle migliori personalità della Prima (vedi anche la recentissima nomina, anche se non di diretta espressione del mondo politico, di Giuliano Amato alla presidenza della Corte Costituzionale, scartato dalla rosa quirinalizia), senza creare un vivaio istituzionale tutto proprio su cui costruire una vera rifondazione del tessuto di rappresentanza politica.

Se questo è, Associazioni, Sindacati, Associazioni datoriali, mondo delle professioni e della cultura devono avere la consapevolezza che non è più tempo di delegare a nessuno l’impegno politico, a tutti i livelli. E in questo ritorno di consapevolezza, non deve mancare la Chiesa italiana, necessaria ad accompagnare il percorso di rifondazione del tessuto di rappresentanza politica, dalla Cei a quella locale e parrocchiale, dopo anni di silenzio obbligato da una cultura travestita da laicità, per nascondere un laicismo oppositivo e poco concertante.

Le elezioni politiche del 2023 possono essere il momento della svolta per realizzare la lezione di Sergio Mattarella. Se serve, gli uomini delle ACLI, della Coldiretti, di Confartigianato, di Arci, di CNA, di Confindustria, di CGIL, CISL, UIL, di Confcooperative e di Legacoop, di Mcl, di Libera, di Legambiente, del WWF, del mondo delle professioni, della cultura e dell’università (per citare alcuni mondi vitali del Paese) entrino in Parlamento ed “occupino” lo spazio che meritano negli schieramenti. Già quasi scomparsi dalle Camere per le quadrature della nomenclatura politica, rischiano tra l’altro con il taglio dei parlamentari di non avere nemmeno lo spazio ad oggi dedicatogli per qualificare le liste, visto il cannibalismo che si presume si genererà all’interno dei partiti, che non avranno la voglia di condividere i già risicati spazi con la società civile organizzata.

Non è arroganza, è la consapevolezza di chi opera di aver fatto il percorso giusto per arricchire le Istituzioni del contributo di esperienza, idee, studi e competenze, maturate tra il popolo, da parte di questi mondi. Scelgano pure i partiti, non essendoci la necessità di costringere obbligatoriamente a un nuovo civismo nazionale  organizzato che indebolirebbe ulteriormente i corpi intermedi previsti dalla Costituzione, (pur in assenza di una legge costituzionale che attendiamo da 75 anni che regolamenti la loro vita democratica), dimostrando che quell’applauso di quattro minuti nell’Aula di Montecitorio, era frutto della consapevolezza di essere inadeguati e non lo sfogo liberatorio di aver rischiato l’impasse.

Articoli correlati

Quando la solidarietà diventa perimetrata

Quando la solidarietà diventa perimetrata

Essere solidali dovrebbe esprimere l'impegno per colmare le disuguaglianze all'insegna della fraternità. Accade, tuttavia, che per via di un interesse meritorio, qualcuno venga escluso. Tre declinazioni reali: l’impegno individuale, la politica, il terzo settore Una...

Gianluca Budano

Welfare manager pubblico, esperto in materia di politiche socio-sanitarie, ha diretto numerose amministrazioni pubbliche, anche in funzione di sovraordinato del Ministero dell’Interno in Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Co-Portavoce nazionale di Investing in Children – Alleanza per l’inclusione e il benessere dei minori in Italia, già Consigliere di Presidenza Nazionale ACLI, Consigliere di Amministrazione di Terzjus – Osservatorio Nazionale di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, componente del Direttivo Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, dirigente di Avviso Pubblico – Associazione di Enti Locali e Regioni contro le mafie.