I “coprifuoco parziali” adottati da alcune Regioni iniziano ad affacciarsi progressivamente come nuove forme di contenimento epidemiologico da sperimentare per contrastare la diffusione del Covid-19. A chi chiede se sono condivisibili, la risposta è sì, se hanno la finalità di sollecitare le coscienze e le responsabilità individuali di ogni cittadino nel contenere il rischio epidemiologico, altrimenti è un doloroso e sterile esperimento a carattere palliativo che non porta a niente.
La responsabilità individuale e collettiva impone una concentrazione corale sulla assoluta e prioritaria attenzione al tema della salute che deve essere tutelata senza se e senza ma, perché non c’è economia senza salute, perché senza salute non c’è vita in nessuna forma e ogni malato e ogni vita che si salva preservandola dai colpi infernali del Covid-19, vale quanto la salute e la vita dell’intera comunità mondiale.
Il tema insomma o è comune (come una catastrofe globale ci invita), o non ne usciremo facilmente. Senza la consapevolezza di essere interconnessi, non c’è risposta efficace alla pandemia. Il vero vaccino è la riscoperta del senso di comunità.
Si tenga conto che il Covid-19 uccide con il virus, ma anche con la paura di curarsi che ci tiene lontani dalle strutture sanitarie, riducendo la prevenzione per evitare il contagio. Questi sono fatti e come tali vanno affrontati. Come è un fatto che senza un riequilibrio tra ospedalizzazione e salute di prossimità, l’obiettivo di curare davvero globalmente ogni cittadino resterà lontano e con esso lontano resterà l’effettivo soddisfacimento del diritto alla salute di ogni cittadino.
Neanche l’assoluta fiducia nelle Istituzioni e nella comunità scientifica a tutti i livelli come elemento di certezza, come porto a cui attraccare le nostre speranze in un contesto di assoluta insicurezza, è un dato dell’attuale dibattito pubblico.
Nemmeno il dramma pandemico ha messo pace al qualunquismo, virus sociale altrettanto pericoloso perché alimenta quella cultura della diffidenza che il Paese e il mondo intero non possono permettersi.
La cartina al tornasole del virus della diffidenza e di come questo sia attecchito, trova plastica rappresentazione nel dibattito insufficiente sulla progettazione della ristrutturazione del Paese, in particolare in materia di modello di sviluppo e politiche della salute nella direzione della prossimità e della sostenibilità, su cui impegnare ogni risorsa utile dal Recovery Fund al MES, con il coinvolgimento dei cittadini a partire dal Terzo Settore. E se addetti ai lavori e Istituzioni non fanno quadrato, cosa possiamo aspettarci dai cittadini sul versante della voglia di fare comunità?