Welfare e salute

 

Cittadini, sicurezza, salute e lavoro

 

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I determinati e i determinanti della salute nel G20 a Roma

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Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Senza la consapevolezza della committenza di comunità, non c’è però né global, né one health

La Ministeriale Salute del G20, un appuntamento di recente istituzione per questo foro internazionale, ma diventato rapidamente di importanza strategica a causa della pandemia, vede in Roma una tappa fondamentale.

La salute rappresenta uno dei temi centrali della presidenza italiana del G20 ed è stato affrontato in tutte le riunioni di alto livello e nel dialogo con la membership e i gruppi di engagement, a cominciare dal Global Health Summit svoltosi a Roma a maggio. Il tema è intimamente legato alle tre priorità della presidenza italiana – People, Planet, Prosperity – che indicano come il nostro benessere non possa prescindere dalla tutela dell’ambiente nel quale viviamo.

La Ministeriale Salute è strutturata in tre parti.

La prima sessione è dedicata all’impatto del Covid-19 sul processo di raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030. La prolungata emergenza sanitaria ne minaccia l’avanzamento, con stime che indicano come per alcuni obiettivi il ritardo accumulato possa essere di decenni, particolarmente in determinate aree del mondo, e rende gli sforzi per il loro conseguimento ancora più urgenti e prioritari.

Il G20 Salute avrà in sostanza come messaggio centrale il mandato a “build back better” così come la realizzazione di una maggiore resilienza, di fronte alle crisi sanitarie e non solo. Rafforzare i sistemi sanitari su scala globale, nazionale e locale a partire dalle cure primarie, investire importanti risorse nella salute e nel benessere sarà di importanza capitale per sostenere nel lungo periodo il progresso socio-economico e arrivare ad una maggiore prosperità condivisa. Andrà quindi perseguita una ripresa che tenga conto delle lezioni apprese durante la pandemia, declinandole nell’ambito degli SDG.

La seconda sessione è stata programmata per fornire indicazioni specifiche su questi aspetti, su quale strategia adottare per prevenire, essere meglio preparati e rispondere alle pandemie del futuro. Nella consapevolezza che le ultime crisi sanitarie hanno avuto nella relazione uomo-animale-ambiente i principali fattori determinanti, una delle risposte chiave che i G20 suggeriranno sarà quella di rafforzare l’approccio One Health, che racchiude in un concetto olistico salute umana, animale e ambientale come determinanti della nostra salute e del nostro benessere. Saranno importanti anche gli strumenti. La crisi ha fatto emergere l’importanza di avere sistemi sanitari solidi ed efficienti, superando decenni di investimenti inadeguati.

La terza sessione è stata finalizzata a prendere in esame i cosiddetti “control tools” che stanno consentendo di contrastare con efficacia la pandemia. I Paesi G20 affronteranno il tema dello sviluppo e dell’accesso equo a vaccini, medicinali e diagnostica. Se il Covid-19 ha messo in evidenza le carenze dei sistemi sanitari, esso ci ha al tempo stesso insegnato come la ricerca scientifica, la collaborazione internazionale e le partnership pubblico-privato possano produrre risultati eccezionali, fra questi la creazione di vaccini sicuri ed efficaci nel giro di pochi mesi. I ministri G20 hanno iniziato a discutere su come assicurare l’accesso più ampio possibile ai vaccini da parte della popolazione mondiale anche tramite donazioni di dosi per far fronte alle esigenze più immediate. Occorrerà inoltre colmare il gap finanziario dell’Access to Covid-19 Tools Accelerator (ACT-A) in particolare nei pilastri dedicati alle cure e alla diagnostica, che continueranno ad essere rilevanti per la gestione della pandemia insieme ai programmi di vaccinazione. L’obiettivo di principio e di civiltà è che “nessuno debba essere lasciato indietro”.

La Ministeriale Salute di settembre è una tappa dell’intenso percorso che la Presidenza italiana ha intrapreso con i membri del G20, i Paesi ospiti e le Organizzazioni Internazionali, a cominciare dal Tripartito OMS, FAO, OIE insieme ad UNEP. Il Global Health Summit di maggio ha raccolto nella Dichiarazione di Roma i principi cui si ispira la battaglia contro il Covid-19. Lungo tale percorso, i Ministri della Salute torneranno a riunirsi con i colleghi delle Finanze a fine ottobre per affrontare in particolare la questione fondamentale di come migliorare l’architettura globale della sanità, con al centro l’OMS, e assicurarle un maggior sostegno finanziario con l’obiettivo di superare in modo definitivo l’attuale pandemia e creare le premesse per affrontare al meglio quelle del futuro.

Tali programmi (e auspici) che abbiamo raccolto dalle comunicazioni ufficiali del Ministero della Salute italiano (che presiede il G20), assumono però strategicità nella direzione della salute globale, nella misura in cui colgono che di essa ne esistono due profili.

La salute globale individuale e quella di sistema. Entrambe si fondano sul fatto che la salute non è solo assenza di malattia e che è determinata da più determinanti che hanno natura sanitaria in senso stretto, ma anche sociale, educativa, economica, assistenziale, tale da considerare la vera cura miracolosa, secondo alcuni autori, quella che persegue, appunto, la salute globale.

La prima considera la prospettiva che un cittadino va curato in tutti gli aspetti della patologia, compresi quelli “sociali”. La seconda che le politiche e i servizi di salute, devono essere progettati in modo di integrato e non come se la stessa persona possa essere parcellizzata nelle sue fragilità individuali.

Nei confini italiani vuol dire tendere alla medicina che in dottrina si definisce di precisione, che per i non addetti ai lavori vuol dire cure globali e appropriate, evitando ogni contributo attivo multiplo di attivazione delle stesse da parte del cittadino, che spesso non ha lucidità, forza e autosufficienza per farlo. La semplificazione dell’accesso alle cure diventa così essa stessa cura e richiede una medicina di prossimità adeguata ai bisogni delle persone fragili e non alla geografia organizzativa aziendale. La riforma della medicina di base, in questa prospettiva è diventata un’urgenza e può rappresentare la riforma meno costosa e più efficace della sanità italiana.

Nei confini internazionali (ma anche nazionali) significa cogliere che il sistema di salute ha una committenza di comunità, sia essa locale, nazionale o internazionale. Da ciò ne discende che il diritto alla salute innesca la collaborazione delle Istituzioni ai vari livelli, senza se e senza ma, senza vincoli e senza alibi di competenza aziendale, territoriale, di attribuzioni varie: è questione di civiltà che merita, questa sì, la giusta indignazione e partecipazione popolare, a differenza dell’improvvisazione diffusa di competenza dei movimenti no vax.

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Gianluca Budano

Welfare manager pubblico, esperto in materia di politiche socio-sanitarie, ha diretto numerose amministrazioni pubbliche, anche in funzione di sovraordinato del Ministero dell’Interno in Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Co-Portavoce nazionale di Investing in Children – Alleanza per l’inclusione e il benessere dei minori in Italia, già Consigliere di Presidenza Nazionale ACLI, Consigliere di Amministrazione di Terzjus – Osservatorio Nazionale di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, componente del Direttivo Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, dirigente di Avviso Pubblico – Associazione di Enti Locali e Regioni contro le mafie.