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Bambini subito fuori dal caos istituzionale con un “recovery children’s plan”

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DPCM a ripetizione, secondo una gradualità accelerata che via via contiene e restringe le libertà dei cittadini a fini di contenimento del rischio epidemiologico: ci può stare con un virus impazzito e imprevedibile!

Ordinanze regionali che rompono il patto istituzionale con il governo, in un periodo in cui prima di predicare l’unità nazionale bisogna garantire quella istituzionale, dove lo Stato cammina all’unisono, senza differenziazioni tra governo centrale, Regioni o Enti Locali: ci sta molto meno!

TAR che annullano le Ordinanze delle Regioni, differenziandosi a seconda della latitudine giurisdizionale: ci sta ancora meno!

Ma senza voler ragionare solo di architetture politiche e istituzionali, tema che comunque è prioritario per il nostro Paese per non piombare definitivamente in una sorta di caos istituzionale irreversibile, l’attenzione ai più fragili non può calare e mai essere negoziata o sopportata, per nessun motivo! La realtà non ci dice però questo!

Scuole che aprono e chiudono, trasporto scolastico non adeguato all’emergenza Covid, Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza prima prorogata e poi addirittura in sede vacante, conflitto costante tra Stato e Regioni in materia di istruzione, un Fondo per l’infanzia molto lontano nella consistenza da quello dei primi tempi della 285/97 in un periodo storico ove dovrebbe essere centrale quanto il pensiero per gli operatori economici in difficoltà, integrazione socio-sanitaria-educativa lontana dagli standard minimi come se i cittadini in difficoltà possano essere spezzettati in base ai problemi che hanno.

Più che un “Recovery Plan”, servirebbe prima di tutto un “Recovery Children’s Plan”, a partire dagli investimenti sui bambini senza i quali non c’è futuro per la nazione! Non trascendentali piani di investimento, ma anzitutto la tenuta dell’architettura che il Paese ha dedicato alle giovani e giovanissime generazioni, garantendo che i bambini siano al centro delle politiche e delle valutazioni di impatto di qualunque atto legislativo o amministrativo, nelle grandi e piccole scelte insomma.

Un approccio del genere significa raddoppiare le corse del trasporto scolastico a cura degli Enti locali per evitare ogni assembramento, senza lasciare le scelte alla discrezionalità dell’amministratore comunale di turno; significa nominare subito il Garante dell’Infanzia e l’Adolescenza e non lasciarlo in coda a tutte le nomine in scadenza (peraltro già fatte con tempismo esemplare!!!); significa riformare i servizi di welfare centrandoli sul bambino, con una macchina amministrativa comunale, scolastica e sanitaria che ha luoghi stabili di integrazione; significa rifinanziare la Legge 285/97 con risorse adeguate e con vincoli stringenti, per tutti i Comuni associati in Ambiti Territoriali Sociali (e non solo con gli spiccioli dedicati a poco più di una decina di città cd. riservatarie), facendo dell’infanzia e dell’adolescenza un “obiettivo di servizio nazionale” come per la non autosufficienza o la violenza di genere o la lotta alla povertà.

Ma significa principalmente cambiare atteggiamento: tutti, dalle Istituzioni al Terzo Settore ai singoli cittadini, nessuno escluso. È giunto il tempo di predisporsi socraticamente con l’intelligenza popolare di chi sa di non sapere e in quanto tale non può alimentare il negazionismo di chi non sa. Detto brutalmente e con il rischio di non essere compreso, democrazia non può significare voce a tutti su tutto, ma libertà di esprimersi dentro una cornice convenzionale ove alcune “verità” su alcune “materie sensibili” (che su questa terra non possono ovviamente esser vangelo) sono affidate a chi nelle regole fatte da tutti ha traguardato il ruolo di chi assume delle scelte sui temi più delicati per la nazione.

Tra questi i bambini, futuro della comunità, e la salute, benessere attuale della società, rientrano certamente in questo perimetro di “responsabilità delegata”. Peccato (ma la speranza è l’ultima a morire) che nemmeno lo tsunami pandemico stia scrollando le coscienze dei pubblici decisori (includendo tutta la classe dirigente del Paese e non solo quella politica), che restano nel recinto dell’ordinarietà in tempi straordinari, garantendo anche inconsapevolmente il fiato a chi fa dell’ordinarietà solo il tempo della critica.

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Gianluca Budano

Welfare manager pubblico, esperto in materia di politiche socio-sanitarie, ha diretto numerose amministrazioni pubbliche, anche in funzione di sovraordinato del Ministero dell’Interno in Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Co-Portavoce nazionale di Investing in Children – Alleanza per l’inclusione e il benessere dei minori in Italia, già Consigliere di Presidenza Nazionale ACLI, Consigliere di Amministrazione di Terzjus – Osservatorio Nazionale di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, componente del Direttivo Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, dirigente di Avviso Pubblico – Associazione di Enti Locali e Regioni contro le mafie.